Videorama by Gianfranco Tomei

Videorama by Gianfranco Tomei

autore:Gianfranco Tomei [Tomei, Gianfranco]
La lingua: eng
Format: epub
Tags: Narrativa
editore: Idrovolante Edizioni
pubblicato: 2019-09-17T15:44:05+00:00


capitolo 6.

rese dei conti

1.

Forse era stata stronza. Così pensava Veronica fra sé e sé mentre andava a fare compere a Via Condotti. Aveva trattato male Christian, ma con lui non voleva più avere niente a che fare. Aveva cambiato vita. E anche con suo padre, l’Architetto, non voleva più avere nulla a che fare. Mentre parcheggiava la Spider su Lungotevere, si ritrovò a pensare alla sua vita passata fra le quattro mura di casa. Mentre prendeva la borsetta controllò che dentro al portafogli ci fosse il bancomat. Doveva fare spesa, e come al suo solito ne avrebbe fatta parecchia. Controllò il paraurti e la fiancata della Spider. I danni non si vedevano quasi più, il carrozziere aveva fatto un lavoro più che buono.

Quell’incidente ormai era acqua passata.

Le vennero in mente gli anni della sua fanciullezza. Era passato tanto tempo. Aveva vissuto sempre con i gomiti dritti e le spalle arcuate per tentare di essere all’altezza dell’immensità che era per lei suo padre. Lo ricordava quando, bambina, si staccava dal tavolo da disegno e la accompagnava a dormire prendendola in braccio. Sentiva l’odore forte del suo dopobarba mentre la metteva a letto. Si sentiva bene in questi momenti, protetta con lui accanto. Poi erano venuti gli amori, in cui aveva cercato prima suo padre, e poi di allontanarsi il più possibile da lui e da ciò che rappresentava per lei.

E poi Christian e Aureliano, i due uomini che erano intorno a lei in quel periodo: uno perché lo voleva, lo desiderava con tutta se stessa, l’altro perché non riusciva a rassegnarsi di averla persa.

C’era poi dell’altro nella sua mente. C’era il giorno dell’incidente. Si era da poco messa con Aureliano, e poi quella folle notte di corsa in macchina: ricordava a malapena ciò che era successo. Lo scontro e i postumi dell’incidente, e della sbronza. E incontrò a un certo punto anche Marcello, con quello sguardo duro e inquisitore. Chi era, cosa voleva da loro? Quell’uomo continuava a ributtarle sulla faccia il ricordo di un rimorso incancellabile. Ma lo scacciò dalla mente. Niente rimorsi, mai.

Sentiva onde di energia dentro i capelli, era lucidissima e perversa e ne aveva piacere. Lei era una ricercatrice ormai fissa, inamovibile, grazie al padre. Ma si stava comunque muovendo bene: era entrata nei circoli culturali più importanti della città, e non era stato facile. Aveva fatto qualche anno ad Architettura, poi era passata a Scienze della Comunicazione in Via Salaria.

Conosceva tutti e si era fatta benvolere. Faceva ricerche sull’arte classica e moderna. Gli happening erano il suo cavallo di battaglia. Conosceva artisti di ogni parte del mondo ed era invitata a convegni, mostre, tavole rotonde. E in tutte riusciva a dire parole efficaci, a tenere quel discorso che mettesse i puntini a tutte le teorie formulate prima. Aveva talento in qual campo, era indubitabile.

L’Architetto aveva cercato di capire in cosa avesse sbagliato con quella figlia. Aveva costruito ovunque nel mondo, prima che gli architetti di grido diventassero archistar, nelle borgate come nei paradisi artificiali di isole tropicali grattacieli come borgate illuminate al neon.



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